Da Milano a Napoli: 10 anni, durante i quali, il pittore dell’agro nocerino sarnese, Ernesto Terlizzi, realizza, e dunque termina, il suo lungo excursus sul tema degli immigrati iniziato nel 2013. Di fatti, l’artista, con l’Apologia della superficie – mostra tenuta dal 29 marzo al 18 aprile del 2014 alla casa museo Tadini – con le sue 30 carte, dà voce e giustizia agli immigrati. L’esposizione è stata riprodotta a Ferrara alla Galleria Carbone con la mostra Derive ed infine a Roma allo Studio S di Carmine Siniscalco. Nel 2023, protagonista ancora una volta di questo tema molto caro a Terlizzi è stata la città partenopea ad ospitare la sua ultima mostra dal titolo Ma che ne sanno gli altri al Museo Archeologico di Napoli. Con un corpo di 20 opere, l’artista salernitano, attraverso il suo inconfondibile tratto bianco e nero, racconta tra presente e passato, tra cielo e il mare il dramma degli emigrati del Mediterraneo.

La mostra – curata da Marco di Capua, tenuta dall’ 8 giugno al 18 settembre del 2023 – ha deliziato la sala della Farnesina. Terlizzi, a distanza di molti anni rinnova il messaggio, nonché il dramma, di questa povera gente dimenticata dal mondo. Con questo suo nuovo ciclo di opere dal titolo Ma che ne sanno gli altri, Terlizzi si riferisce a quei sogni negati che, spesso, si infrangono alla deriva prima di sparire sotto una coltre di gelide onde di acqua di mare. Questa è la dimostrazione che, come scriveva Lampedusa nel Gattopardo, bisogna cambiare tutto per non cambiare niente. Da qui si evince che, nonostante l’avanzare dei tempi, la voce inascoltata dei più deboli resta una triste realtà con la quale bisogna NECESSARIAMENTE confrontarsi. L’augurio dell’artista agli immigrati è quello di una vita migliore.

Foto allestimento mostra Terlizzi al Mann

La bellezza di Ernesto Terlizzi risiede nell’incisività dei suoi tratti, i quali, conservano la leggerezza di una piuma, come è illustrato nelle sue opere. Essa è incarnata dal Puttino alato con in mano un fiore preso in prestito da MENADE e AMORINO (ritrovamento pompeiano). Emerge la leggerezza calviniana delle lezioni americane in cui, come il planare sulle cose, questo puttino è sospeso tra cielo e mare e vola sul Mediterraneo come segno propizio di speranza e di futuro. Connubio tra arte e storia, tra disperazione e speranza: questo è Terlizzi, un’artista che non può far a meno di dare eco al suo sentire e che, come ricorda lo storico d’arte Dambruoso, si riversa in un gioco incessante di luce e ombre, di pieni e di vuoti capaci di creare allusività ed evocazioni suggestive.

Terlizzi, nella prima delle due opere, Deriva mediterranea, vuole rassicurare il lettore. Non può accadere nulla a chi nasce con le ali (come accade al Dio dell’amore). La disperazione è invece espressa dalla seconda opera che ci invita a un intervento repentino e imminente prima che la situazione degeneri del tutto. Terlizzi riesce ad esprime a pieno questa dualità con forze che si contendono lo spazio, con tagli e strappi di geometrie e ferite che non sanguinano più e che, quasi inaspettatamente, si stabilizzano in un turbinio immobile. Si alternano, in lui, una parte figurativa ridotta all’osso e una parte bianca e un silenzio necessario valevole più della pienezza. Lo stesso accade per la parte che tende verso l’altro e quella verso il basso, la parte immacolata e quella scura, quella che consola e quella che si dispera. Una forza centrifuga che va verso l’esterno. Per Terlizzi, l’arte è un sogno che permette di mettere in scena l’inseparabile, l’impossibile, l’impraticabile.

Il lavoro è stato raccolto all’interno di un catalogo curato da Gutenberg EdizionI presentato nel novembre del 2023 presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli. Durante la presentazione sono intervenuti Federica De Rosa (moderatrice e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli), Giuseppe Gaeta (docente), Marco di Capua (Curatore mostra e curatore GAN), Stefano De Stefano (giornalista e docente Accademia E curatrice GAN, Paolo Giulierini (archeologo nonché direttore del museo MANN). Per la Gutenberg edizioni ha partecipato il direttore editoriale Carmine Vitale. Per concludere, la Gutenberg edizioni, per onorare questo ciclo di opere del pittore Terlizzi, ha dedicato, ad esse, lo storico calendario (giunto alla ventiduesima edizione) presentato il 30 gennaio 2023 a Salerno nel Salone Genovesi della Camera di Commercio in via Roma.

NOTIZIE BIOGRAFICHE

ERNESTO TERLIZZI

Nasce ad Angri (Salerno) dove vive e lavora. Dopo la maturità artistica frequenta Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Qui l’artista alla fine degli anni sessanta giovanissimo, conobbe e sperimentò le proposte post/informali ed oggettuali che allora animavano il dibattito artistico partenopeo allievo di Brancaccio, Pisani, De Stefano e Spinosa. Pur risentendo degli influssi di tali insegnamenti, il giovane artista non delinea nel suo lavoro precisi riferimenti ai suoi maestri, ma ricerca una sua personale linea espressiva grazie ad una più raccolta ed analitica indagine sulle capacità del segno, documentata dalle chine degli anni ‘70. Opere tutte giocate sul contrasto tra bianco e nero in cui è chiara, la rinuncia alle turbolenze del colore tutto partenopeo ed all’eloquenza della materia, per sottolineare l’affilata precisione del tratto. Nei decenni successivi, tra gli anni ’80 e ’90 il segno, suo primario elemento di riconoscimento, non è più assunto solo nella sua veste grafica, ma si carica di nuove valenze espressive integrandosi al resto della composizione, sempre più esaltata dal ruolo della materia cromatica offerta attraverso il fascino di stucchi e pastelli tra stratificazioni ed azzeramenti, quale evidenza di autentiche e pregnanti tensioni interiori.

Successivamente, a partire dalla fine degli anni ’90 dopo il perdurare di un’attenzione minimale e di azzeramento cromatico, l’artista indaga l’intrigo di materiali diversi, come la juta, la garza, il legno per esaltarne il fascino della loro percezione e superficie che, d’ora in poi, si fa sempre più tattile e suggestiva. Infatti, negli anni a seguire, i materiali utilizzati su cui si posa lo sguardo dell’artista saranno sempre più disparati e plastici, come la pietra, il cartone e la lamiera che vengono da Terlizzi assemblati e ricuciti, dal suo segno in continuo divenire e dai forti rimandi evocativi.

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