“E se il cielo non nevicasse?”: il nuovo albo illustrato di Giorgio Volpe e Francesca Corso
Giorgio Volpe torna con un nuovo albo illustrato, edito da Gutenberg Edizioni, e illustrato dall’illustratrice veronese Francesca Corso: una collaborazione inedita concretizzatasi con la pubblicazione del progetto, in uscita il 30 Gennaio 2023. L’albo si intitola E se il cielo non nevicasse? e ci siamo fatti raccontare dagli autori la genesi del progetto e qualche altra piccola curiosità.
Intervista a Giorgio Volpe
Giorgio tu sei un autore che potremmo definire senza dubbio “iperattivo”. Ci racconti come si è evoluto il tuo percorso da autore, non solo per albi illustrati, negli ultimi anni?
A fare scattare in me la scintilla della scrittura è stato l’esame di Letteratura Italiana per l’Infanzia sostenuto nel febbraio 2012. L’esplosione, invece, l’ha generata la voglia di recitare in uno spettacolo di Teatro Ragazzi. Il Teatro Ragazzi, in Italia, è un teatro ahimè di nicchia. Alludo al Teatro Ragazzi, e non a spettacoli di animazione che molto spesso viene fatta passare per TR. Allora mi son detto: Bene. Me lo scrivo io. E nel 2013 ho iniziato a scrivere Martina & Nocciolino che nel 2014 ha debuttato a teatro e nel 2019 nelle librerie con le illustrazioni di Lucilla Tubaro. È stato il primo spettacolo prodotto dalla mia compagnia Giù di Su per Giù – teatro, e il mio primo libro di narrativa ad essere stato pubblicato. Un incontro è stato poi significativo per quello che oggi è il mio lavoro. Aver conosciuto Jacopo Serafini, attore, drammaturgo, scrittore, poeta e mio carissimo amico. Jacopo con le sue “pettinatine”, così chiamiamo le sue correzioni/osservazioni ai miei scritti, mi ha appassionato alla lettura oltre ad avermi indirettamente insegnato ed educato alla scrittura. Poi c’è stata la scrittura di un cortometraggio StandBy – l’attesa, realizzato nel 2018. L’ingresso nel regno dell’albo illustrato, invece, è iniziato con un messaggio ricevuto dall’illustratore (e oggi oltre che complice in arte anche amico) Paolo Proietti su Messenger. Il resto sono ad oggi quindi pubblicazioni e altre in arrivo. La scrittura è nata come un bisogno (volevo fare uno spettacolo) diventato poi anche un gioco. Un gioco non sempre semplice, che però diverte molto. Oggi mi occupo di letteratura per l’infanzia e teatro (non solo per bambini/ragazzi). Mi piacerebbe molto scrivere per lo schermo. Ideare un programma sulla falsa riga de L’Albero Azzurro, oppure Bear nella grande casa blu. Meraviglie! Chissà…
Nei tuoi racconti è sempre possibile cogliere sfumature e messaggi ben precisi. C’è una centralità rispetto alle tematiche che senti sia predominante nei tuoi lavori?
Solitamente, il seme di un mio racconto, è il tema di cui voglio parlare. Per Prima di dormire (2019 – Kite Ed.) è stato: la separazione; in E se il cielo non nevicasse? (2023 – Gutenberg Ed.) una storia d’amicizia. Ecc… Poi, una volta che la mia officina creativa inizia i lavori, il seme inizia a germogliare fino a sbocciare temi diversi che non sempre fanno solo da cornice a quello principale. Credo che, oggi, l’unico mio racconto “monotematico” sia Il senso che ho di me (2020 – IlCiliegio Ed.).
I tuoi albi, così come per Francesca, sono stati tradotti in più di dieci Paesi tra cui: Cina, USA, Corea, Francia, Spagna, Giappone, Lituania e Germania. Direi un ottimo riscontro per le tue storie anche fuori dai confini nostrani…
Quanto sono fortunato ad essere pubblicato da editori che fanno viaggiare i libri nel mondo. Ogni volta che alla lista dei Paesi che hanno già acquistato i diritti esteri se ne aggiunge un altro è una gioia indescrivibile. Pubblicare negli USA è molto difficile, per uno poco conosciuto come me ancora di più. Quando Valentina Mai di Kite Ed. ha comunicato a me e Paolo che Prima di dormire usciva anche in America… incredulità, gioia… WOW! Vedere i propri racconti in altre lingue, nelle case di bambine e bambini che abitano a migliaia di km da casa tua è una soddisfazione immensa. Vedere poi come il testo viene contaminato/arricchito da altre culture è affascinante. Mi diverte molto vedere cambiare i nomi dei personaggi. Quik in America è diventato Hazel e in Francia Lino. Ricevere recensioni, messaggi privati da mamme portoghesi, francesi, cinesi che ti ringraziano ti fa sentire quasi in debito. A volte penso: Ma davvero mi merito tanto affetto? Rispetto a quello che ricevo (riconoscenza e stima) il mio lavoro mi sembra molto poco. Evidentemente mi sbaglio!
In “E se il cielo non nevicasse?” racconti una storia d’amicizia – all’apparenza – impossibile ma non solo… Un libro per bambini ma che sembra mirare a qualcosa di più. E’ così?
E se il cielo non nevicasse?, tornando alla seconda domanda, è un quadro carico di colori un po’ come un dipinto di Van Gogh. Il Van Gogh che dipinse in Provenza. Ogni colore, una sfumatura. Ogni sfumatura, un argomento diverso… argomenti che ruotano intorno al profondo legame di amicizia tra Sole e Neve. Il seme di questo racconto l’ho raccolto a Parigi, in una fredda e uggiosa domenica di febbraio in coda per entrare al Museo d’Orsay. Seme che è poi germogliato in volo da Roma a Madrid nel maggio del 2019. Ho voluto raccontare l’amicizia. Quanto essa riesce a metterci in difficoltà. Quanto bisogna amare per essere capaci a lasciare andare chi si ama. Un po’ come in Prima di dormire. Con una differenza… qui c’è una visione più ottimistica (l’amore riappare e scompare). Per amore intendo un bene incondizionato, onesto e sano: un’amicizia. Poi si parla anche delle ricchezze che offre l’alternarsi delle stagioni e della salvaguardia del nostro pianeta. E poi chissà cos’altro ci vedranno i lettori e le lettrici.
Viviamo in un mondo iper-connesso e bombardati da informazioni e messaggi, talvolta distorti. Come ti poni da questo punto di vista come autore di albi per giovani lettori e quali credi sia il ruolo degli autori rispetto alla formazione delle nuove generazioni?
Credo sia sbagliato demonizzare il mondo iper-connesso. Io lo trovo molto utile. Quasi tutti i miei collaboratori e collaboratrici le ho conosciute grazie a instagram piuttosto che facebook. Poi è molto utile per promuoversi. Dipende dall’uso che se ne fa. A volte diventa un po’ come voler evadere dalla città per rifugiarsi in un bosco nel mese di ottobre. Quando si ha voglia di evadere basta cliccare su “modalità aereo”. Io evado molto spesso andando in un caffè-libreria con il mio ideario, una penna/matita, un caffè e un paio di biscotti. Personalmente, nella formazione delle nuove generazioni (che responsabilità) mi pongo con l’organizzare quanti più eventi possibile dal vivo. Sono sempre pronto a partire. Incontrare i bambini e i ragazzi, soddisfare la loro curiosità è un gran gesto di generosità.
Dove potremo incontrarti con questa nuova uscita del 30 Gennaio, che coinciderà proprio con i Giorni della Merla?
In giro per librerie, teatri e luoghi di ogni tipo che dispensano e promuovono cultura. Conto di tornare in Francia per presentare i miei libri e fare il mio teatro (come ho fatto lo scorso dicembre a Parigi). E sogno di fare una presentazione a New York… magari presentando l’edizione americana de E se il cielo non nevicasse?
I giorni della Merla? Mi mettono allegria. Sono i giorni più freddi dell’anno. “Amo il freddo ma non la pioggia” (cit. E se il cielo non piovesse?, 2019 – IlCiliegio Ed.). Dei merli ve ne parlerà meglio Francesca, la persona che ha creduto in me e nelle mie parole dal primo momento che le ho scritto su ig.
Intervista a Francesca Corso
Sono passati quasi 3 anni dalle tue ultime pubblicazioni, rispettivamente con UovoNero e Il Leone Verde Edizioni ed ora stai per uscire con il nuovo progetto “E se il cielo non nevicasse?”, scritto da Giorgio Volpe. Cosa hai fatto in questo arco di tempo?
Dopo la prima pubblicazioni de Il Signor Erik nel 2019 con Uovonero, si sono susseguite una serie di pubblicazioni attente al trattare argomenti non sempre facili, con case editrici differenti, come La chitarra del nonno ( Il Leone Verde Edizioni_2019) che parla di una perdita familiare importante o come La mia mamma e il drago (Clavis,Il castello editore-2021) che va a toccare delle corde molto delicate, trattando con una cura e grande sensibilità la tematica della malattia, nello specifico, il tumore al seno. Lavorare a testi così non è sempre facile, soprattutto se sei molto sensibile ma il bello di questo lavoro è che puoi rimbalzare da una tematica a l’altra è questo ti permettere di essere sempre attivo a livello creativo ma anche emozionale. Ho lavorato anche a due fiabe di Andersen La principessa sul pisello riadattata in simbolo pcs (Uovonero-2021) e ad una fiaba, a cui tengo moltissimo e per cui l’anno scorso ho lavorato e studiato molto, che è Ole Lukøje per la casa editrice danese Han Christian Andersen che spero uscirà presto questo anno. Inoltre ho fatto qualche lavoro di copertina per Iperborea; ad oggi lavoro a dei piccoli libri illustrati per una casa editrice Australiana e ad altri progetti che spero vedranno la luce molto presto. Mi piace mantenermi creativamente attiva e questi progetti così diversi fra loro mi hanno permesso di poter lavorare su tanti aspetti. Ciò che mi colpisce in un testo quando mi viene proposto è l’emotività che suscita in me perché è proprio questa che mi aiuta a muovere tutti i fili sottili per la creazione di una narrazione illustrata convincente.
Dalle tue precedenti pubblicazioni si evince una certa riconoscibilità espressiva rispetto ai mondi che vai ad illustrare. C’è una continuità in questo senso anche per l’albo in uscita o è cambiato qualcosa nell’approccio e nell’espressività del tuo tratto?
Sono felice che mi parli di riconoscibilità espressiva perché è una delle cose a cui tengo di più quando lavoro. La “difficoltà” sta nel mantenere quella riconoscibilità in tutti i lavori. Ciò che mi preme in assoluto è il colore e la linea perché sono questi due elementi a permettermi di creare composizioni valide e sensibili. Vengo da una formazione artistica improntata totalmente sul pittorico per cui la mia ossessione deriva un po’ anche da lì credo, oltre al fatto che attingere dalla storia dell’arte e dalla natura mi permette di non essere mai banale (spero). La mia ricerca artistica è diventata nel tempo la mia priorità soprattutto perché ho sempre avuto nella mente l’idea chiara di ciò che il colore doveva fare, perché è il mezzo magico perfetto per esprimere la nostra anima. Ed è ancora più magico se lo si riesce ad utilizzare attraverso strumenti che si adattano alla propria espressione visiva e creativa. Per me per esempio questi strumenti sono i pastelli, perché mi danno la possibilità di creare atmosfere molto evanescenti e leggere dal gusto poetico e soffice. Mi piace tutto ciò che è “poetico” che ha a che fare con la sfera sensoriale, la natura e il mondo onirico. Ciò che però per me è altrettanto importante è l’emotività che riesce a trasmettere quel colore, linea o composizione. Anche nel nuovo albo E SE IL CIELO NON NEVICASSE? ho riportato tutto questo, perché è da qui che parto per pensare ad una nuova storia narrata per immagini. Mi sono sentita libera di esprimermi in tutto e per tutto, ho cambiato diverse volte molte cose, dai colori alla composizione, perché se io sono in cambiamento anche le mie illustrazioni lo sono, ma il testo era così poetico e ricco di stimoli che mi ha permesso di giocare con la fantasia come e quando volevo.
Nel 2021 viene selezionata per la mostra “Eccellenze italiane, la nuova generazione degli illustratori italiani per ragazzi” organizzata da Bologna Children’s Book Fair, come una dei 20 giovani illustratori emergenti più promettenti del panorama dell’illustrazione per ragazzi in Italia. Un bel traguardo, no? Quanto e come ha influito sul tuo percorso?
Quando ho saputo di essere stata selezionata per la mostra Eccellenze italiane ero incredula e infinitamente grata. È un riconoscimento che mi riempie di orgoglio! La mostra è itinerante e sta tutt’ora girando il mondo attraverso gli istituti di cultura italiana all’estero. Un onore! Sicuramente mi ha dato la possibilità di farmi conoscere maggiormente a livello artistico per il mio lavoro. Vedere le mie illustrazioni nelle varie capitali e città del mondo è stata un’emozione grandissima. Sono molto grata davvero.
In “E se il cielo non nevicasse?” i protagonisti sono molteplici e con caratteristiche molto ben definite. Ci racconti come sono nati questi personaggi e come ti approcci all’ideazione delle tue tavole in fase di progettazione?
Il testo di Giorgio mi è piaciuto sin da subito, perché non è descrittivo, ma anzi lascia al lettore la possibilità di viaggiare di pagina in pagina riflettendo su differenti tematiche. Ciò che amo nelle storie è proprio questo, il poter viaggiare con l’immaginazione e sicuramente la scrittura di Giorgio lo permette. Per me che piace giocare con metafore, simbologie, sogno e realtà è stato uno stimolo pazzesco per poter intravedere sin da subito due colori predominanti il colore caldo del sole quindi un giallo arancione in contrasto con i colori freddi della neve il viola, azzurro. Da qui ho iniziato a pensare a loro due attraverso il colore alle loro forme morbide. Il sole lo vedo come il più birichino, e a tratti fastidioso, ho pensato al solletico che i raggi mi fanno sulla pelle in estate e al tepore che mi dà in volto in primavera. L’ho pensato morbido ma con una folta chioma di capelli sempre in movimento i suoi raggi. L’ho pensato quasi come una delle figure della cultura indiana, imponente saggio. Per la neve la cosa è stata un po’ più difficile così candida, soffice silenziosa e dolce. Nel libro vengono affrontati i vari stati dell’acqua come cambia e muta la neve, ecco allora che l’ho immaginata come questa grande e morbida forma che può muoversi e mutare a seconda delle temperature. I suoi colori riflettono la luce nelle varie ore della giornata, il suo manto ha i toni del violetto e dell’azzurro che vanno a sfumarsi nel suo candido bianco. Ecco che allora avevo i miei due colori dominanti il giallo e il viola con tutte le loro sfumature ed è proprio sulla base di questi due colori che ho pensato alla nostra piccola protagonista. Mi piaceva che il libro fosse contaminato da varie culture ecco che la nostra bambina ha dei dolci tratti orientali ma ciò che la caratterizza maggiormente sono i suoi capelli viola che vanno a mescolarsi con i fondali e con la neve, mi piaceva che l’intero libro fosse circondato da questa atmosfera avvolgente e spero di esserci riuscita. I merlini mi hanno permesso di creare un dialogo più forte tra le pagine e crearli mi ha divertito moltissimo.
Tanti protagonisti ma, su tutti, i piccoli e amabili merli. Ci racconti come sono diventati così centrali nel nuovo racconto scritto da Giorgio?
La storia dei piccoli merli è curiosa e un poco triste. Iniziai a lavorare al testo de “E se il cielo non nevicasse?” in periodo pandemico, e anche nelle giornate più soleggiate c’era così tanto grigiore intorno a me che tutto ciò che poteva strapparmi un sorriso lo custodivo con tanta cura. Mi piace tanto osservarmi intorno e crearci delle storie, così un giorno mentre guardavo fuori dalla finestra di casa un piccolo merlo nero con un piccola penna grigia sul petto attirò la mia attenzione. Il piccolo merlo se ne stava lì nel mio giardino a fissarmi, per poi saltellare qua e là alla ricerca di piccoli vermi tra i vari fili d’erba. Io rimasi lì a guardarlo per tutto il tempo, aveva delle movenze così buffe che lo presi a cuore, e così ogni giorno per quattro mesi il piccolo merlo veniva a beccare nel mio giardino. Era un merlo così buffo che non gli si poteva non dare un nome e così lo chiamai Merlino, perché quel ciuffetto grigio mi ricordava la barba del famoso mago omonimo. Ormai era primavera quando iniziai a vedere qualche cambiamento in Merlino, pareva più stanco, il suo saltellare gioioso era più spento, il suo manto nero aveva preso a poco a poco il colore del ciuffetto grigio, spesso lo trovavo affannarsi al centro o in un angolo del giardino con il becco aperto. Ho provato a fare qualche ricerca su internet ad informarmi per capire come e se avrei potuto aiutarlo. Ma Merlino non tornò più a trovarmi. Non so cosa gli sia successo, voglio pensare che ora sia in qualche altro giardino a saltellare tra i fili d’erba e strappare sorrisi. Ed è così che mentre studiavo il testo di Giorgio pensai a quale animale viaggiava senza fermarsi in tutte le stagioni, e il Merlo era la risposta. Ecco perché ho voluto rappresentare Merlino in questo libro, per poterlo ancora vedere danzare e saltellare felice tra le pagine, per dare gioia ogni qualvolta che lo si vede, così come la dava a me. Ogni mio albo è una storia, ma non solo per quella racchiusa nelle pagine tra le parole, ma è una piccola parte del vissuto personale. Chi mi conosce riesce a trovarmi nelle tavole in tante cose: colori, linee, oggetti citazioni a persone, animali o cose, frammenti di me.