Vincenzo De Simone – Teatro Contadino / Arte come sociale

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Categorie: , , ISBN: 978-88-7554-197-2 .

Descrizione

Vincenzo De Simone (Roccarainola, 1939 – Padova, 2020) è un artista poliedrico, traversale ai generi la cui metodologia lavorativa spazia dalla pittura, alla performance, all’animazione sociale. Dagli anni Sessanta ad oggi il suo lavoro ha saputo costantemente rinnovarsi facendosi portavoce di una felice congiunzione tra cultura alta e cultura popolare, estetica ed etica, arte e vita.
Ogni momento della sua ricerca, ognuno dei cicli qui descritti, è preludio per quello successivo; ogni ciclo assorbe, rielabora e completa quelli ad esso immediatamente precedenti; dai quadri oggetto degli anni Settanta, alla messa in scena del vivere quotidiano con il suo bagaglio di miti, leggende e carico antropologico, dalla fantasia che incontra il reale alla dura realtà contro la quale l’artista in prima persona si è scontrato. Il volume, dunque, vuol essere una summa del percorso artistico di Vincenzo De Simone; esso, per la prima volta, ha tracciato una ideale linea di continuità tra le singole esperienze da lui portate avanti.
“Senza educazione estetica, alla ricreazione dell’ambiente nessuno potrà mai metterci mano”.
Nel 1974 il trentacinquenne artista Vincenzo De Simone ritorna a vivere nell’Agro nolano – dopo un decennio di permanenza in Valtellina – deciso a mettere in atto un’esperienza che traduca finalmente in pratica le idee che va discutendo con i suoi colleghi già da qualche anno: recuperare uno specifico artistico ma calarlo pienamente nel sociale. L’occasione è data all’inizio del suo insegnamento di educazione artistica presso la scuola media G. Pascoli di Cicciano, ove i suoi alunni – e le loro famiglie – vengono trasformati in operatori del Teatro Contadino, insieme ad altri colleghi insegnanti, artisti e altri soggetti che ruotano introno al progetto. Il Teatro Contadino entra in polemica con la “tradizionale attività scolastica, costretta a trasmettere una cultura o pseudo-cultura ancorata a vecchi schemi di selezione a casta”. Per superare questo stato di cose, non scorge altra soluzione che ancorarsi al quotidiano degli studenti al “mondo contadino, molto vicino agli alunni che la realtà contadina la vivono ogni giorno, trovandosi ad abitare in una zona a carattere prevalentemente agricola, usando come mezzi per la realizzazione dei loro manufatti (teatri-oggetti), materiale povero di rifiuto, e servendosi per la conoscenza del problema in modo più ampio di altri sussidi, quali la ripresa fotografica e filmica, interviste ai contadini, registrazioni animazioni”. Si giunge così al rovesciamento della normale attività scolastica. L’operazione si pone in piena conformità con quanto va teorizzando il critico Enrico Crispolti – che infatti vuole il Teatro Contadino alla Biennale di Venezia del 1976 – circa l’artista che si converte in una sorta di lavatrice della creatività collettiva e dunque in stretto contatto con esperienze che vanno nascendo nella seconda metà del decennio settanta un po’ ovunque in Italia, soprattutto nell’area campana. Il volto rinnovato del Teatro Contadino a partire dai primi anni Ottanta è interessante nella misura in cui getta luce nuova anche sui suoi anni eroici: al centro c’è l’ambientalismo, il pensiero sul pianeta ai tempi della malattia del pianeta. In questa direzione vanno le operazioni di mail art SOS per la Terra (’82-’83) cui segue SOS per l’Acqua (’90-’91), SOS per l’Aria (’93-’94) e SOS per il Fuoco (’98-’99).
Accanto al testo di Stefano Taccone – curatore del volume – che analizza in profondità le implicazioni storiche del Teatro Contadino, il libro contiene le interviste di Taccone a Domenico Masi, sociologo di fama mondiale e a Lazzaro Alfano, collega di materie letterarie di De Simone alla scuola di Cicciano e teorico del Teatro Contadino. Il volume contiene inoltre testimonianze di: Enrico Crispolti, Domenico De Masi, Edoardo Fadini, Eugenia Aloj Totàro, Stelio Maria Martini, Nicola Scontrino, Hans Cristoph von Tavel, Aldo Elefante, Giuseppe Natale e altri.

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