Francesca Fanizza è l’autrice del nuovo albo illustrato, edito da Gutenberg Edizioni, e illustrato da Cecilia Cavallini: un racconto emozionante sul complesso e meraviglioso rapporto Genitori-Figli. Un modo per riflettere sui sogni e le difficoltà  che toccano da vicino i “figli”, dall’infanzia all’età adulta, e che spesso vengono ignorati o sottovalutati. Ma soprattutto un botta e risposta dolcissimo e delicato che lascia trasparire un necessario ritorno a quell’empatia perduta e da ritrovare.   

Esce il 14 Aprile e si intitola Quello che vorrei e ci siamo fatti raccontare dagli autori la genesi del progetto e qualche altra piccola curiosità.  Trovi il PREORDER disponibile QUI

Due parole con Francesca Fanizza


Francesca tu sei un’autrice prolifica e con diversi albi in uscita in questo 2023, tra cui “Quello che vorrei”. Ci racconti come nasce questo percorso e come si sia evoluto?
Ho sempre amato moltissimo leggere e anche scrivere! Da ragazza mi dilettavo con la composizione di poesie e ho vinto anche un paio di premi nella mia regione. Ma quando ho scoperto il mondo degli albi illustrati ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine, come se avessi finalmente trovato la mia collocazione letteraria. Per questo devo ringraziare mia figlia Emma, che era la
destinataria dei primi albi illustrati da me acquistati e con cui continuo a condividere questa passione, e la libraia del paese in cui vivo, Angela, che è anche una mia carissima amica.

Nei tuoi racconti c’è sempre una particolare attenzione rivolta all’emotività e alle sue sfumature. C’è un filo rosso che lega tra loro le tue storie?
Io tengo in modo particolare al fatto che ogni mio testo possa comunicare qualcosa di importante e lasciare chi lo ha letto con qualcosa in più dentro di sé. Adoro raccontare storie, ma ho realizzato che, ancora di più, mi piace descrivere emozioni e scavare un pochino in profondità alla ricerca di quelle più vere e importanti.

In “Quello che vorrei” racconti un’emozionante storia d’amore filiale con un finale inaspettato… Ci racconti com’è nata l’idea per questa storia?

Eh…bella domanda! Io lascio sempre tutti di stucco dicendo che ogni mio testo parte dal titolo. Non so se sia il modo giusto di scrivere, non so nemmeno se ne esista uno universale…ma la mia testa ragiona così! Per “Quello che vorrei” sono partita col rendermi conto che, fra le mille cose che mia figlia fa tutti i giorni, quasi mai le chiediamo cos’è che vuole fare davvero. Poi ho realizzato che succede lo stesso anche a me: senza vittimismi, non c’è nessuno che mi chieda, almeno una volta ogni tanto, che cosa voglio davvero. Da lì il titolo. Poi il dialogo è venuto fuori in maniera molto spontanea, senza una collocazione precisa di
tempo e spazio. Solo un incontro di cuori che, come molto spesso accade, inizia quasi per gioco…

Come ti sembra sia cambiato il rapporto genitore-figli negli ultimi anni? La tua storia sembra indicare una strada da seguire…
Davvero non mi permetterei mai di indicare una strada da seguire in quel guazzabuglio inestricabile che significa essere genitori!
L’importante è che ciascuno di noi cerchi di fare del suo meglio. Più che altro posso raccontare quello che cerco di fare io: parlare e ascoltare (non sempre mi riesce, però!) E poi credo fortemente nel potere inesauribile delle coccole. Sarò smielata, molti faranno una smorfia leggendo, però l’amore per me resta sempre la forza più grande dell’universo e, fra i tanti suoi metodi di
dimostrazione, le coccole sono sempre le mie preferite!

Francesca, facciamo un gioco. Ci dici quello che vorresti?
Oddio…ci vorrebbe un libro di mille pagine per questo!!! Beh, sicuramente voglio tutto quello che vuole la piccola protagonista del mio albo. Sono cose che ho scritto apposta. Poi vorrei più serenità, dentro di me, ma so anche che quella devo costruirmela da sola! Quindi parto con un volo pindarico: vorrei tanto, un giorno, poter collaborare con tre dei miei illustratori preferiti: Beatrice Alemagna, i Fan Brothers e Paolo Proietti. Ho esagerato? Però posso affermare con gioia che, alcune delle cose che volevo, finalmente, le ho ottenute, pubblicando questi albi che significano veramente molto per me!

Due parole con Cecilia Cavallini


Cecilia, come si legge dalla tua bio, da piccola disegnavi insieme al tuo papà e sognavi di illustrare libri. Puoi dire di aver realizzato il tuo sogno?
Si! Certe volte stento a credere che ci siano persone che mi affidano i loro testi per essere illustrati e che soprattutto credono nel mio lavoro  (e naturalmente in quello dell’autore) e decidono di pubblicarlo. Amo questo lavoro: la mente è perennemente affollata di personaggi e storie che molto spesso mi fanno evadere dalla realtà. Tutto quello che viaggia nella mia mente deve trovare la sua perfetta collocazione nello spazio bianco del foglio. Non sempre è facile, ma quando si raggiunge il risultato desiderato è una grande soddisfazione.

La tua è una formazione di stampo artistico. Come sei arrivata al mondo dell’illustrazione per l’infanzia?
Ho sempre disegnato e dipinto e mi hanno anche sempre affascinato le illustrazioni presenti nei libri per l’infanzia. Quando avevo un po’ di tempo libero mi immergevo negli albi e studiavo la loro costruzione ed il loro linguaggio. Poi ho avuto la fortuna di seguire nella mia città due corsi tenuti dal Professor Livio Sossi e mi si è aperto un mondo!

Nel 2019 sei entrata a far parte dei 100 illustratori per celebrare il centenario dalla nascita di Gianni Rodari. Un bel traguardo, no?
Nel 2018 ho partecipato al Concorso Lucca Junior in occasione di Lucca Comics and Games con una tavola su Jules Verne. Sono stata selezionata per la mostra omonima e qui ho conosciuto Gaia Stock di Einaudi Ragazzi. Pochi mesi dopo mi ha contattata per far parte dell’antologia dedicata a Gianni Rodari: è stato un onore!

Nell’albo in uscita, “Quello che vorrei” ritroviamo alcuni dei personaggi che affollano il tuo immaginario. Come nascono i protagonisti delle tue tavole?
Non lo so! Non faccio un provino! Penso bussino alla mia testa ed io li faccio entrare. Ci guardiamo un po’, ci studiamo, ci piacciamo, magari facciamo insieme quattro risate e se vedo nascere quella perfetta poesia che ho bisogno di sentire, il gioco è fatto!

Da illustratrice, in base a quali elementi scegli le storie da illustrare che ti vengono proposte dagli autori?
Fino ad oggi mi hanno sottoposto bellissimi testi e affini al mio modo di illustrare. Se poi la storia è surreale mi colpisce ancora di più.


Cecilia, facciamo un gioco. Ci dici quello che vorresti?
D’impatto ti dico la serenità. Questa parola abbraccia tante cose per me importanti. Invece se vogliamo giocare sul lato materialistico ti dico una casetta in pietra con le finestre color salvia da cui entra tanta luce in cima ad un colle. Un piccolo orto ed un grande studio.

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